Horcrux


Oggetti Magici
Un Horcrux è un oggetto o un essere vivente contenente un pezzo di anima di un mago separato dal corpo originario; se la persona che ha creato l’Horcrux subisce un danno mortale, non muore, perché il frammento d’anima che è imprigionato nell’Horcrux vi resta e le impedisce di abbandonare totalmente il mondo. Per crearne uno è necessaria della Magia Oscura molto avanzata, infatti è necessario un incantesimo molto complicato, oltre che tremendamente orrendo, e richiede che l’anima dell’esecutore sia stata precedentemente divisa, e l’unico sistema per permettere all’anima di spaccarsi è compiere l’atto più malvagio che esiste: un assassinio. Oltre a ciò l’assenza di un frammento della propria anima conduce ad una perdita di umanità e stabilità morale al mago che abbia attuato un rituale tanto malvagio. Il professor Lumacorno stesso, spiega che perfino la morte sarebbe molto più preferibile della mutilazione della propria anima. Nella saga di Harry Potter gli Horcrux sono la tecnica magica più vicina all’immortalità. Gli Horcrux sono un argomento proibito ad Hogwarts, infatti gli studenti non hanno a disposizione alcun libro che ne parli, sebbene esista e sia presente nella scuola. Molto probabilmente tali libri furono vietati da Silente dopo che Tom Riddle ebbe finito di leggerli, poiché andò da Lumacorno per sapere cosa sarebbe accaduto se si fosse spezzata l’anima in più parti. Voldemort è l’unico mago che abbia mai osato dividere la sua anima in più di due parti, quindi è l’unico che abbia mai creato più di un Horcrux. Questo ha reso la sua anima completamente instabile, e ciò si è riflesso notevolmente anche sul suo aspetto fisico.  «Diventai meno che spirito, meno del più miserabile fantasma… eppure ero vivo.» Dichiarazione di Voldemort ai suoi mangiamorte nel Calice di Fuoco. Quando Voldemort perse il suo corpo, diventò una sorta di spettro vivente. Il solo potere che gli rimase in tale stato fu quello di impossessarsi delle creature viventi. Anche se questo artefatto viene descritto come la più oscura invenzione magica, il mago che eventualmente ne avrebbe fatto uso ha la possibilità di invertire il processo di separazione dell’anima, consentendo alla parte mutilata di tornare allo stadio unitario originale: però l’unico sistema conosciuto per attuare questa inversione, è che la persona provi un profondo e sincero rimorso per quello che ha fatto, avendone la piena consapevolezza, un processo molto doloroso che – non è escluso – potrebbe anche condurre alla morte. Questo dell’anima spezzata e rinchiusa in un oggetto inanimato è un argomento ricorrente nelle saghe fantasy: si veda ad esempio il filatterio, con cui i maghi del mondo di Dungeons & Dragons diventano lich, o il libro Il Signore degli Anelli, in cui Sauron non viene del tutto sconfitto dopo la prima guerra contro di lui perché parte della sua essenza vitale era legata all’Anello, rimasto illeso; nella narrativa più recente, infine, un esemplare simile all’Horcrux si può rinvenire nella saga del “Ciclo dell’Eredità” di Christopher Paolini, dove nel terzo romanzo, “Brisingr”, si apprende dell’esistenza dell’Eldunarì, anche detto “cuore dei cuori”, dove i draghi racchiudono la propria spiritualità per prolungare la vita oltre la morte o anche solo per mantenere un contatto a distanza con i rispettivi Cavalieri. Albus Silente ha una sua teoria su come Voldemort abbia scelto e creato i suoi Horcrux: Lord Voldemort intendeva dividere la sua anima in sette parti, essendo il sette il numero magico più potente; gli erano necessari, perciò, sei Horcrux per i quali avrebbe dovuto uccidere sei persone, così ne creò cinque prima della sua caduta, il sesto avrebbe dovuto essere creato con la morte di Harry Potter stesso. In questo modo egli avrebbe scisso la sua anima in sette parti evitando così per sempre la morte. Tuttavia, la sera in cui doveva uccidere Harry per creare il sesto Horcrux, la maledizione che lanciò per ucciderlo gli rimbalzò contro, apparentemente uccidendolo. Ma in quell’istante un frammento dell’anima già molto instabile di Voldemort si aggrappò all’essere vivente più vicino, Harry, e questo fece di lui un Horcrux involontario. Voldemort, infatti, non era a conoscenza di questo Horcrux. Nel quarto libro ne crea un altro, il serpente Nagini, totalizzandone quindi sette insieme agli altri. Secondo la teoria di Silente quindi, per poter distruggere Voldemort, Harry dovrebbe prima eliminare tutti gli Horcrux, far colpire il pezzo di anima risiedente nel suo corpo e infine uccidere Voldemort. Quindi gli Horcrux da lui creati sono: la coppa appartenuta a Tosca Tassorosso, il medaglione di Salazar Serpeverde, il diadema di Priscilla Corvonero, il suo stesso diario che aveva da giovane, l’anello dei Peverell tramandato ai Gaunt e contenente la Pietra della Resurrezione, Nagini e, infine, Harry. Voldemort aveva l’ambizione di utilizzare degli oggetti appartenuti ai quattro fondatori di Hogwarts, e così fece, ma non riuscì a reperire nessun oggetto di Godric Grifondoro. Il diario, invece, rimarcava il suo legame con Hogwarts, e quindi il suo sangue di mago, mentre il serpente Nagini sottolinea il suo legame con il nobile antenato Salazar Serpeverde. Gli Horcrux vengono presentati ai lettori nel sesto capitolo della saga. Harry fino a quel momento ha conosciuto la natura solo di tre, pur avendoli visti tutti almeno una volta: il diario di Tom Riddle mediante il quale Ginny Weasley venne posseduta durante il secondo anno, l’anello di Orvoloson Gaunt e il medaglione di Salazar Serpeverde, che in realtà è un falso, perché quello vero era stato rubato dal fratello di Sirius, Regulus Black, e sostituito. Il procedimento per creare gli Horcrux fu messo a punto dal mago oscuro Herpo lo Schifido. JK Rowling non ha mai dichiarato, sinora, l’etimologia del nome. In base al fatto che la scrittrice si sia già ispirata, per altri nomi, alla lingua sassone, è stato ipotizzato che possa derivare dal sostantivo horh, fra i cui significati c’è quello di ‘umore’ e cruce, indicante un piccolo contenitore destinato a contenere liquidi come l’olio o l’acqua. Pertanto, anche tale etimologia si accorderebbe con il significato di ‘contenitore di essenza’, intesa quest’ultima come ‘anima’.